Il 25 luglio 2023, esattamente un anno fa, il gruppo scout Como 3° piangeva la drammatica morte di Chiara Rossetti la giovane guida scomparsa a Corteno Golgi, in Val Camonica, colpita da un albero spezzato a causa tempesta che si era abbattuta sul campo.

Non è facile rimettersi in cammino, ma gli scout del gruppo con sede a Prestino ci hanno provato. Un anno di attività, giochi, avventure, lascrime, nostalgia, paura, speranza. E ora i campi estivi che arrivano, come consuetudine, a raccogliere quanto si è seminato, e a dare slancio verso il futuro. Nessuno è mai uguale al precedente, ma quello che il Como 3° si appresta a vivere quest’anno, sarà ancora più unico, difficile, doloroso. Ma di certo anche straordinario, com’è ogni momento di condivisione che lo scoutismo sa regalare. Il Como 3° per la sua prima estate senza Chiara ha deciso di vivere l’esperienza del campo di gruppo, a Piazzole (Brescia) dove, dal 25 luglio al 6 agosto, si raduneranno tutte le unità.

I fiori posti sotto la palafitta di Chiara, lo scorso anno, al campo di Corteno Golgi

Sul Settimanale in uscita pubblichiamo il testo di Alberto Ballerini, capogruppo del Como 3°, e della Comunità Capi, che ci regala uno sguardo intimo e profondo sui mesi trascorsi e su questa nuova avventura.

Tavernola: l’abbraccio commosso alla “loro” Chiara, la giovane scout “sempre con il sorriso”

«E adesso che facciamo, come possiamo andare avanti?” Questa è la domanda che girava nella mia testa di continuo dopo la terribile notizia ricevuta la mattina 25 luglio passato. Tutto era cambiato e nulla mi era comprensibile», scrive Alberto.

«I dubbi, miei, dei membri della Comunità Capi, dei genitori e dei ragazzi erano tantissimi – racconta -. L’anno a cui (forse) andavamo incontro sarebbe stato difficilissimo, questo era certo. Come avremmo fatto attività? Chi sarebbe restato di ragazzi e capo/cape dopo quello che è successo? Il campo poi? Potremmo fare un parallelismo con i discepoli dopo la morte di Gesù. Anche loro non sapevano più cosa fare. Non avevano più una guida (la “normalità” delle attività scout, in questo caso) e volevano rinchiudersi all’interno, al “sicuro”. Questo potrebbe essere il “non facciamo più nulla”. Ma come per i discepoli l’apparizione di Cristo li ha portati a ri-uscire dal luogo in cui si erano nascosti, lo stesso è avvenuto per mezzo dei ragazzi e ragazze che fanno parte del nostro gruppo scout. Penso che siano stati proprio loro a spronarci per andare avanti. Per ripartire e non rinchiuderci. Ci hanno permesso di capire che l’Amore donato nel mettersi a loro Servizio vale più di qualsiasi cosa».

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