Lo scorso 2 febbraio per la parrocchia di San Pedro di Carabayllo è stato un giorno davvero speciale, addirittura “storico” secondo le parole di don Roberto Seregni, missionario fidei donum nella Diocesi alla periferia nord di Lima.

In quella data infatti il vescovo Neri Menor Vargas ha ordinato sacerdote il giovane Anthony Barreda Del Carpio, il primo prete originario della parrocchia di San Pedro, la comunità dal 2010 affidata alla cura pastorale dei sacerdoti fidei donum della Diocesi di Como. «Quando nel 2013 sono arrivato in Perù con don Ivan Manzoni – ci racconta don Roberto – Anthony, oggi 27enne, era uno dei chierichetti che facevano servizio in parrocchia e ricordo molto bene quando, alcuni anni dopo, condivise con noi il suo desiderio di entrare in seminario. Possiamo davvero dire di aver accompagnato il suo percorso fin dall’inizio».

In questo breve video un momento della celebrazione

Don Roberto, cosa rappresenta per te e per la comunità di San Pedro de Carabayllo questa ordinazione?
«Per la comunità di San Pedro l’ordinazione è un evento storico. Anthony è il primo giovane della parrocchia che riceve l’ordinazione sacerdotale: il suo cammino è iniziato 9 anni fa quando il vescovo Lino Panizza ha aperto il seminario diocesano. Questo è motivo di gioia grande per tutta la parrocchia. Dopo di lui anche altri due giovani – Jefferson e Joseth – sono entrati in seminario e ora stanno studiando teologia. Personalmente condivido questo grande sentimento di gioia e gratitudine e con me tutti i fidei donum che sono passati da qui (oltre al già citato don Ivan anche don Umberto Gosparini e don Savio Castelli, ndr) e i preti diocesani che hanno vissuto con noi a San Pedro».

Cosa significa oggi essere un giovane prete nella Chiesa peruana e in una città come Lima?
«Diventare preti oggi in una megalopoli da oltre dieci milioni di abitanti è una grandissima sfida e lo è ancora di più in questa parte di Lima del cosiddetto Cono Nord che è la zona più povera, dove tutti sognano di avere una casa, un terreno su cui poter costruirla e un lavoro. Diventando prete lui sceglie di credere in valori che sono esclusi dalla cultura dominante che anche qui permea la società: il denaro, il potere, la carriera. Questo è ancor di più difficile qui in Perù dove la mentalità popolare vede nel prete, negli “uomini di Dio”, figure da mettere su un piedistallo. Allora mantenersi umile, vivere il proprio sacerdozio come servizio, farsi umili e non potenti è una sfida vera. Accettare la via della donazione di sé e non del possesso, dell’accumulo. Non è facile, specie dopo gli anni un po’ “ovattati” del seminario».