Le soppressioni e i ritardi dei treni hanno raggiunto una preoccupante regolarità quotidiana. Gli utenti sono esasperati e al punto in cui siamo arrivati la politica e i gestori farebbero bene a occuparsene in modo effettivo e risolutivo. I disagi non sono più un’eccezione per cui è sufficiente scusarsi, ma davvero la norma a causa della quale le persone che lavorano e che studiano arrivano fuori orario alle loro occupazioni, ne subiscono le conseguenze e stentano a giustificarsi. Mai sfidare a lungo gli effetti di disservizi che incidono pesantemente sulla vita dei cittadini: non è un caso che si inizi a parlare di proteste organizzate e di sciopero degli abbonamenti.
Ed è davvero sorprendente che oggi ci siano molti più problemi sulle linee ferroviarie rispetto a 40-50 anni fa.

La questione riguarda sia Rete ferroviaria italiana, sia Trenord. Per Rfi basta chiedere ai frontalieri diretti in Svizzera, ogni mattina alle prese con sgradite sorprese mentre attendono di partire dalla stazione San Giovanni verso il confine. Quanto a Trenord, è stato calcolato che in media sei convogli lungo le tratte tra Como o Asso e Milano siano cancellati o in ritardo. Guasti tecnici o guasti alle infrastrutture sono le generiche, tardive e irritanti spiegazioni.

I dati ufficiali della stessa Trenord attestano che alcune linee hanno prestazioni inaccettabili: “Nel mese di novembre 2023, le direttrici del Servizio Ferroviario Regionale non hanno rispettato lo standard minimo di affidabilità previsto dal Contratto di Servizio”. E non si tratta soltanto di un mese. Nella seconda metà dell’anno scorso i percorsi che includono il Comasco sono sempre risultati sotto gli standard minimi di affidabilità previsti dall’azienda. Il nuovo anno, se possibile, è iniziato anche peggio.

Che cosa succede? Secondo il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, la rete non regge più i tanti treni circolanti. Nel territorio regionale metà della rete ferroviaria è a binario unico sotto la responsabilità di Rfi. I treni passano a senso unico alternato e le conseguenze dei guasti sono pesanti.
Sul fronte di Trenord, la Regione ha da poco riaffidato all’azienda la gestione per dieci anni senza una gara. La Lombardia è proprietaria di Trenord (nata nel 2011), nel contempo ne è cliente e questo non facilita le cose. Intanto sono stati acquistati i nuovissimi treni a due piani Caravaggio. Peccato però che non passino sotto la galleria Monte Olimpino. E qualcuno ai piani alti ha anche obiettato che è colpa del tunnel, troppo basso…

Il comitato dei pendolari, che esiste da anni, non è stato convocato dalla Regione e questo è un errore, perché ascoltare le criticità dalla viva voce di chi le subisce, dialogare e confrontarsi su possibili correttivi e soluzioni è una strada faticosa, ma utile e dimostra buona volontà.

Occorre anche avere la piena consapevolezza che i treni sono tuttora la sola vera importante alternativa al trasporto su gomma. Sono troppo importanti perché li si possa lasciare andare metaforicamente lungo binari morti. Si impone uno sforzo comune autentico, animato da forte determinazione da parte di tutti gli attori in campo. Perché siamo alle solite: non si può sottovalutare la necessità di risposte urgenti alla mobilità di una provincia e di una regione che su queste si basa per la vita quotidiana.

Marco Guggiari

Questo articolo è uscito sul numero 4 del Settimanale in distribuzione dal 25 gennaio all’interno della rubrica “Oltre la cronaca”