Sabato 3 aprile, alle 18.00, il Vescovo monsignor Oscar Cantoni, nella Cattedrale di Como, ha presieduto la solenne Veglia Pasquale. Insolito l’orario vespertino: una scelta fatta per consentire il rientro dei fedeli al proprio domicilio nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del coronavirus. La Veglia pasquale è la “madre di tutte le veglie”; essa si colloca al cuore dell’Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. I cristiani celebrano la vera Pasqua, la liberazione dalla schiavitù del peccato e della morte. Cristo nostra Pasqua è risorto. La liturgia si è articolata in quattro momenti. Il Lucernario con l’accensione del Cero pasquale che rimarrà acceso per 50 giorni, l’accensione delle candele dei fedeli, il canto dell’antico inno dell’Exsultet che inneggia a Cristo luce del Mondo.

La liturgia della parola che ripercorre la storia della salvezza dalla Creazione alla risurrezione del Cristo. La liturgia Battesimale (sin dai primi secoli la chiesa celebra la notte di Pasqua il sacramento del battesimo). Durante la Veglia di quest’anno il Vescovo ha celebrato i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana per gli adulti, eletti ai Sacramenti pasquali: il Battesimo, ma anche la Confermazione e l’Eucarestia.

In questo 2021 hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana Azucena, peruviana, della parrocchia Cristo Re di Como-Tavernola e Armin Marco, iraniano, della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio. Il fratello di Azucena, Josimar, ha ricevuto il sacramento della Confermazione e ha fatto la Prima Comunione. Quarto momento della Veglia: la liturgia eucaristica. Qui di seguito il testo dell’omelia del Vescovo Oscar.

Il clima di festa e di gioia, tipico di questa notte luminosa, l’ambiente di serenità e di fiducioso abbandono nel Dio della vita che respiriamo durante questa veglia, è giustificato dalla nostra fede nel Signore Gesù, crocifisso e risorto, che vince il buio delle nostre notti. Egli è salvato, confermato e glorificato da Dio Padre per la sua attività terrena e per il dono da lui fatto della sua propria vita e della sua morte. È inutile nascondercelo: in questo periodo abbiamo molti motivi, umanamente parlando, di vivere in stato di grande inquietudine, mentre siamo ancora coinvolti nella pandemia, che continua a mietere vittime nelle nostre famiglie e nelle nostre Comunità.

Sperimentiamo, a volte, anche una desolante “notte del cuore”, quando facciamo fatica noi stessi a credere per la debolezza della nostra fede e a sperare, soprattutto quando constatiamo dolorosamente il persistere del male che sembra travolgerci. Molto spesso ci ritroviamo nella condizione degli Apostoli, scossi e senza prospettive di futuro, per lo scandalo della passione, dopo che il loro Maestro era stato crocifisso. Possedevano una sola convinzione: il Messia nel quale avevano sperato era stato sconfitto, avevano perso ogni speranza di futuro, dal momento che non avevano compreso ciò che Gesù aveva loro promesso circa la sua risurrezione, dopo la sua morte in croce. Perché non ammettere a noi stessi come questo stato d’animo sia presente ancora oggi tra noi? Condividere tra cristiani questi sentimenti di paura e di fragilità nella fede è una necessità, per non adattarci a questa situazione di incertezza e di buio, ma anche per aiutarci gli uni gli altri a purificare i nostri occhi, superare questi momenti di tristezza e riconoscere che c’è un altro mondo che ci apre invece a speranza. È il mondo della fede in Cristo crocifisso e risorto, che ha già vinto il male e la morte, ha superato l’oscurità della notte e ha immesso nel mondo inesauribili energie pasquali, quelle che Dio padre gli ha donato a premio della sua fedeltà incondizionata e che lo Spirito Santo distribuisce con larghezza, rendendole efficaci lungo la storia e nel mondo di oggi.

Ed è per questo che, nella santa notte di Pasqua, noi vogliamo rinnovare, con decisione e con rinnovato impegno, le promesse battesimali, che non sono altro che un grande atto di fiducia nell’amore fedele di Dio, che ha ben saldo nelle sue mani il timone della storia dei popoli, della stessa Chiesa, come delle nostre singole vite. Con questi sentimenti, accogliamo con gioia i nostri fratelli che riceveranno il Battesimo e gli altri sacramenti della iniziazione cristiana, nella certezza che anch’ essi possano constatare che il bene trionfa sul male, che le tenebre stanno diradandosi, a conferma della vittoria piena dell’amore umile, che già si sviluppa nel tempo, ma non è ancora portato a piena maturazione, mentre tendiamo alla meta con grande speranza.

Le letture della parola di Dio, fin dal primo testamento, ci confermano il grande disegno di Dio padre, che crea il mondo per amore. La sua onnipotenza creatrice, come è annunciata nel libro della Genesi, coincide nello stesso tempo con la sua bontà, che sa essere così rispettosa da permettere a noi, sue creature, di esprimerci mediante una risposta del tutto libera. È Dio che, come nel tempo dell’Esodo dall’Egitto ha guidato gli Israeliti, perché camminassero all’asciutto in mezzo al mare, così ora indirizza con sapienza d’amore la vicenda umana, e vince con la potenza di Cristo risorto tutte le resistenze e le opposizioni degli uomini, i tanti faraoni che si succedono nella storia. È ancora Dio Padre, che ha risorto Gesù dai morti, a donare lo Spirito Santo perché il suo progetto si compia in pienezza e raggiunga tutti gli uomini, mentre ci dona “un cuore nuovo”, a immagine di Gesù.

Accogliamo anche noi, attraverso la narrazione del vangelo secondo Marco, il messaggio delle donne, accorse al sepolcro di Gesù, avvertite dall’angelo che Egli è vivo. Esse ricevono il dolce incarico di annunciare ai suoi discepoli di tornare in Galilea, per poterlo incontrare proprio là dove essi hanno compiuto i primi passi nella sequela di Gesù. Essi dovranno ripercorrere la loro avvincente avventura umana con Gesù e giungere ad un rinnovato impegno per una sequela del Maestro, riconosciuto e accolto come Colui che ha amato fino alla morte in croce, donando la sua vita per noi, in piena fedeltà al Padre suo. Sentiamoci anche noi avvolti e inseriti in questo progetto d’amore di Dio padre, che mediante la risurrezione del Figlio e l’effusione dello Spirito Santo, opera efficacemente, dona e realizza, anche attraverso di noi, la riconciliazione dell’uomo con Dio, tra persona e persona, e in noi stessi. Ecco perché anche quest’anno riviviamo sacramentalmente la Pasqua del Signore. Risorti con Cristo, osiamo cantare, pur dentro la situazione di fragilità che stiamo attraversando, l’alleluia pasquale.

+ Oscar Cantoni, Vescovo