Il 16 settembre, alle ore 15.30, nella cappella della Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata, il vescovo, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto la Messa di ringraziamento «per le consorelle che hanno ricordato date particolari in cui hanno risposto con il loro “Sì” al Signore accanto ai malati – ci ricorda la superiora generale suor Emanuela Bianchini: il 25° di suor Luigia, il 40° di suor Fausta, il 60° di suor Roberta, suor Giordana, suor Ernesta e il 70° di suor Maria Rita. Inoltre abbiamo ricordato il decimo anno di beatificazione, era il 20 settembre 2014, della nostra fondatrice madre Giovannina Franchi».

Qui di seguito l’omelia del Vescovo.

Siamo vicini con tanto affetto e gratitudine alle nostre suore di Valduce, così come sono chiamate abitualmente dalla gente di Como, particolarmente oggi nella festività della Vergine Addolorata, che è un momento di speciale riferimento per tutta la loro Congregazione. Proprio oggi alcune nostre sorelle ricorderanno una data di particolare riferimento nella storia della loro vocazione e noi pregheremo per loro e con loro perché non venga meno la gioia della loro consacrazione, unita al desiderio di continuare a vivere una maternità spirituale a vantaggio dei malati, nello stile di una gratuità aperta a tutti, come è il senso di chi ama e di chi serve nel nome del Signore.

La carità non ha orario, non conosce tempi liberi; perciò, è tipico di chi si è donato al Signore prendere iniziative di servizio a tutte le ore e in tutte le condizioni. I malati possono sempre contare sulla delicata vicinanza di queste persone perché il loro dono è a tempo pieno: non conosce condizioni né riserve.

Un altro motivo di letizia è il decennale anniversario della beatificazione della fondatrice, la beata Giovannina Franchi, una donna coraggiosa, che ha preso l’iniziativa di prendersi a cuore i malati e i poveri della società del suo tempo e se ne è presa cura, mettendosi concretamente a disposizione.

Madre Giovannina è una persona che non solo ha rilevato la situazione di bisogno, ma è passata decisamente all’azione, coinvolgendo altre persone che l’hanno accompagnata e sostenuta nella sua azione caritativa. Molti amano programmare, ma pochi poi oggi passano all’azione, anche nella Chiesa. “si potrebbe fare” … molti dicono, ma poi incontrano difficoltà di ogni genere e si trattengono. E quando, poi, soprattutto occorre compromettersi in prima persona, tutto diventa molto faticoso e anche rischioso… Sono trascorsi 10 anni da quando la Chiesa ha presentato ufficialmente alla comunità cristiana questa figura di donna consacrata come esempio da imitare e come persona che può intercedere presso Dio a nostro vantaggio.

Lei certamente ha svolto il suo compito. In quanto a noi non so se abbiamo avuto altrettanto coraggio nell’azione quale l’ha avuto lei. E ora contempliamo ancora una volta la scena evangelica di Gesù che, morente sulla croce, affida Giovanni a Maria, così che ella diviene madre universale, dal momento che nel discepolo amato siamo tutti rappresentati. Ci dona una grande sicurezza e un grande conforto sentirci sotto il manto di Maria. Ella ci ottenga il dono della pazienza nelle prove dolorose della vita, ma anche ci insegni a restare in piena comunione con il Signore Gesù anche quando tutto fosse buio intorno a noi. Maria ci assicura il suo materno sostegno e ci induce a perseverare perché l’amore di Dio non può venire meno e questa è la certezza che illumina la nostra speranza.