Ancora viva e intensa la memoria di don Claudio Madasi, il sacerdote scomparso il 16 agosto 2014, esattamente dieci anni fa. Pubblichiamo il ricordo della famiglia. Una S. Messa commemorativa verrà celebrata venerdì 16 agosto, alle ore 18, al Santuario del SS. Crocifisso di Como.

Ciao don Claudio,
sono trascorsi dieci anni dalla notte del 16 agosto 2014, quando la tua Anima è tornata al Cielo; nel tardo pomeriggio avevi chiesto di restare da solo, in una camera dell’ospedale Valduce, a sostenere le ultime ore di una lunga malattia, ultime ore dolorose e impietose, colme d’amore e di mistero. Un peso troppo grande da condividere con i tuoi cari che erano lì accanto ad assisterti con il cuore in preghiera.

In questi dieci anni ho seguito da lontano e con stupore l’esempio di coloro che, tra quelli che ti hanno conosciuto, hanno saputo conservare nitida accanto a sé la tua presenza, hanno continuato a respirare il tuo apostolato, non hanno perso di vista le tue tracce, le tue impronte, a guida del cammino di ogni giorno.

Ho sempre pensato che non sarebbe stato facile per me, per noi, raccogliere la tua eredità, umana e spirituale, perché nella semplicità e profondità del tuo vivere hai costruito una santità quotidiana eccezionale, fatta di serenità e vitalità, accettazione e progettualità, discrezione ed empatia. Mi hai fatto comprendere che quanto più apparteniamo al Signore tanto più siamo capaci di essere presenti nel mondo, liberi e forti.

L’appartenere a Gesù per te significava preghiera costante e instancabile lettura della Parola. Il tuo non lasciarsi dominare dal mondo, il non pensare di essere gli artefici onnipotenti dell’esistenza, in balia di eventi, tristezze ed egoismi. Essere come i bambini, affidarsi. Come hai fatto tu. Come fatichiamo noi…

Caro Claudio, nelle scorse settimane la mamma Andreina è stata in ospedale; tante volte ti ho immaginato lì accanto a lei, a sostenerla come riuscivi a fare anche da lontano, quando eri un giovane missionario in Brasile, scrivendole lettere piene di affetto, trovando il tempo e i modi per mostrarle la tua premura, nonostante le innumerevoli opere dedicate ai ‘tuoi poveri’ ti occupassero la mente e il tempo, a qualsiasi ora del giorno e della notte, e provassero, fin da allora, il tuo fisico.

E la mamma Andreina, come sempre in silenzio e con mitezza, in questi dieci anni ha custodito tutto ciò che era tuo su questa terra; tante volte mi ha commosso vedere che sul tuo letto, accanto al Crocifisso in ferro battuto, dietro ad un piccolo cuscino, la mamma Andreina ponesse immagini, foto o qualche riga scritta per raccomandarti di intercedere per un parente, un amico, o in una situazione difficile da affrontare. Da quella casa, da quella stanza, non sei mai andato via.

E’ bello pensare che, in questo anniversario particolare della tua Nascita al Cielo, ci troviamo alle porte di un nuovo Anno Santo; proprio come quando nell’anno 2000 tu accogliesti la vocazione al Sacerdozio; anche quello era un Anno Santo speciale per la Chiesa.
“Pellegrini di speranza” è il tema del Giubileo 2025. E tu pellegrino lo sei stato, pellegrino nel mondo, testimone di speranza gioiosa sempre e dovunque.

In questi giorni mi è capitato tra le mani un libretto, una Via Crucis dal titolo “Con i poveri oltre la Croce”, scritto da te e dalla cara amica Luisella nel lontano 1994. Sono raccontate alcune esperienze di vita raccolte in America Latina.
Ogni pagina è motivo di riflessione, ma leggendo ho ricordato in particolare la storia di Maria Leticia, di cui ci hai parlato diverse volte. Nel libretto scrivevate così:

“Domani arriverà (nella Casa de Hospidalidade di Santana) Maria Leticia, una mamma bambina che ha bisogno di un bacio sulla fronte, la sera, per non fare brutti sogni. Penso a lei perché non giunga come figlia inattesa, ma come ospite amata e cercata. Sì, perché l’ospitalità è farsi avanti al viandante che bussa. È aprirgli la porta prima che batta, è supplicare che entri, come ha fatto Abramo coi tre misteriosi visitatori; è, ancora, preparargli in fretta le cose migliori, è scoprire, dopo avergli lavato i piedi, che hai ospitato angeli con un messaggio troppo grande per la tua povera ospitalità.”

Grazie, don Claudio, che ci sei stato e continui ad esserci.

La tua famiglia